Penso che sia necessario educare le
nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione.
All'umanità che ne scaturisce.
A costruire un'identità capace di
avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e
ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A
non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli
altri per arrivare primo.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare...
.
In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, del diventare...
.
A questa antropologia del vincente preferisco di gran
lunga chi perde. E' un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia
con il mio sacro poco.
Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù.
Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù.
Pier Paolo Pasolini